8 aprile 2020
Cari ragazzi e cari genitori,
stamattina non ho potuto fare a meno di salutare gli alunni della mia classe 1^ ricordando loro che oggi, 8 aprile, saremmo dovuti essere tutti insieme all’auditorium di Carate.
Questa mattina per la prova generale, e questa sera per lo spettacolo finale del nostro amato laboratorio teatrale.
Con tutti i genitori, i compagni delle altre classi, gli insegnanti, il Dirigente, il Sindaco,…. a fare da pubblico!
Chissà quanto vociare, quanta rumorosa allegria… Quanta tensione, quanta complicità… Quanta fresca e vigorosa energia!
Mi immagino la battaglia con le spade di legno (in parte già costruite e in parte ancora in “laboratorio”, grazie all’operosità dei nostri eclettici genitori…)!
La guerra dei bottoni…!
E gli applausi… !
Ricordo che, al termine del primo incontro di laboratorio, l’attore che lavora con noi, compiaciuto per la partecipazione entusiastica dei ragazzi, mi salutò dicendo con convinzione e soddisfazione: “Bello! Ci divertiremo!”.
Isaac Asimov lo scrisse negli anni ‘50… Ce l’ha ricordato il nostro collega Massimo Rivolta, girandoci qualche giorno fa il link a un articolo di Alessandro D’Avenia…
”Margie lo scrisse perfino nel suo diario, quella sera. Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157….[…]. Oggi Tommy ha trovato un vero libro! Era un libro antichissimo. Il nonno di Margie aveva detto una volta che, quand’era bambino lui, suo nonno gli aveva detto che c’era stata un’epoca in cui tutte le storie e i racconti erano stampati su carta. Si voltavano le pagine, che erano gialle e fruscianti, ed era buffissimo leggere parole che se ne stavano ferme invece di muoversi, com’era previsto che facessero: su uno schermo, è logico.[….]
E’ l’inizio del racconto “Chissà come si divertivano!” di Isaac Asimov.
– Di cosa parla? – Di scuola. – Di scuola? – Il tono di Margie era sprezzante. – Cosa c’è da scrivere, sulla scuola? Io la scuola la odio.
Margie aveva sempre odiato la scuola, ma ora la odiava più che mai. L’insegnante meccanico le aveva assegnato un test dopo l’altro di geografia, e lei aveva risposto sempre peggio, […]
Così, disse a Tommy: – Ma come gli viene in mente, a uno, di scrivere un libro sulla scuola? Tommy la squadrò con aria di superiorità. – Ma non è una scuola come la nostra, stupida! Questo è un tipo di scuola molto antico, come l’avevano centinaia e centinaia di anni fa. […]
Margie era offesa. – Be’ io non so che specie di scuola avessero, tutto quel tempo fa. – Per un po’ continuò a sbirciare il libro, china sopra la spalla di lui, poi disse: – In ogni modo, avevano un maestro? – Certo che avevano un maestro, ma non era un maestro regolare. Era un uomo. – Un uomo? Come faceva un uomo a fare il maestro? – Be’, spiegava le cose ai ragazzi e alle ragazze, dava da fare dei compiti a casa e faceva delle domande. […]
Stava pensando alle vecchie scuole che c’erano quando il nonno di suo nonno era bambino. Ci andavano i ragazzi di tutto il vicinato, ridevano e vociavano nel cortile, sedevano insieme in classe, tornavano a casa insieme alla fine della giornata. Imparavano le stesse cose, così potevano darsi una mano a fare i compiti e parlare di quello che avevano da studiare. E i maestri erano persone…”, “ Margie stava pensando ai bambini di quei tempi, e a come dovevano amare la scuola. Chissà come si divertivano!, pensò.”
Auguriamo a tutti voi una serena pausa dalle video-lezioni, apparentemente un po’ “meccaniche”, come il maestro del 2157, ma dietro le quali sono rimasti “maestri uomini”, e che ci hanno permesso di continuare l’attività didattica e la relazione educativa. Ci ritroveremo dopo Pasqua e continueremo…
“La guerra dei bottoni” aspetterà…e …. torneremo a “divertirci” tutti insieme!
Loredana Nardone
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