Samuele Consonni e Barbara Tomanin, rispettivamente vicesindaco e rappresentante presso il Consiglio di Istituto, sono anzitutto i genitori di Simona, che frequenta il primo anno della Scuola Secondaria.
Poniamo loro qualche domanda per capire il punto di vista dei genitori, durante questo periodo di chiusura delle scuole e di didattica a distanza.
Vostra figlia se la sta cavando da sola o vi ha chiesto aiuto per la gestione dei programmi e per lo svolgimento dei compiti?
Abbiamo dato un piccolo supporto per l’installazione degli strumenti da utilizzare, ma per le attività quotidiane si è resa autonoma.
Sinceramente parlando, sta studiando di più o di meno?
Sta studiando in modo diverso sicuramente. Difficile valutare la quantità, anche perché Simona è libera da tutti gli altri impegni extra scolastici.
Vi sembra che la possibilità di tenersi in contatto con compagni e insegnanti la rassicuri e le offra occasioni di rivivere la “normalità” in questo presente incerto e travolgente?
Assolutamente sì, i ragazzi si sono trovati ad affrontare una situazione mai vissuta, la mancanza assoluta di una vita sociale. Il potersi confrontare con compagni e insegnanti durante le ore di lezione ha dato loro la possibilità di non perdere contatto con la realtà, anche se stanno soffrendo per l’impossibilità di avere un rapporto non virtuale con i compagni.
Simona vi ha posto particolari domande o nuove questioni che ne facciano rilevare un cambiamento o addirittura una maturazione dovuti alle necessità contingenti?
Come ogni ragazza della sua età si chiede spesso il perché di quello che sta avvenendo, e si rende conto che questa nuova modalità è necessaria per non rimanere ferma al palo. Credo che questa esperienza la renderà più responsabile, o per lo meno renderà più efficace la sua capacità di organizzarsi.
Cosa pensate voi e i genitori con cui siete in contatto di questo nuovo modo di fare lezione a distanza? Lo vivete come uno stress o come una possibilità perché i vostri figli rendano fruttuoso questo strano tempo?
Sicuramente non lo possiamo vivere solo come una novità. Tutti noi genitori, alunni, insegnanti ci siamo trovati catapultati in nuova realtà senza averla potuta sperimentare prima. Forse i ragazzi sono quelli che hanno più assimilato i cambiamenti e l’utilizzo di queste nuove tecnologie. Per alcuni di noi genitori è invece stato psicologicamente più difficile, soprattutto per chi non ha potuto affiancare i ragazzi per cause lavorative o per poca dimestichezza con queste tecnologie. E’ indubbio che, senza questo passo, il tempo sarebbe stato infruttuoso per ragazzi di questa età.
Ogni tanto “spiate” le videolezioni dei professori di Verano? C’è qualcosa che avete ripassato? Come se la stanno cavando i professori con le tecnologie?
Sì, io papà ogni tanto spio la lezione, ma più che sul contenuto mi soffermo su come vengono effettuate. Io parto sempre dal presupposto che come i genitori si sono trovati immersi in questo mondo così lo sono stati gli insegnanti. Posso quindi capire come anche per loro sia stato difficile. Mi piace però sottolineare come l’istituto sia stato tra i primi a cimentarsi in questa nuova modalità di insegnamento.
C’è qualcosa di nuovo che avete scoperto sulle scuole di Verano in questo periodo?
Sì, come dicevamo poc’anzi siamo rimasti piacevolmente colpiti da come gli insegnanti, anche quelli che non sembravano propensi alla tecnologia, si siano messi a disposizione ed abbiano abbracciato questo nuovo modo di insegnare.
Cosa possiamo fare in più di quanto già tentato per quelle famiglie che potrebbero rimanere un po’ escluse dalla didattica a distanza e che talora faticano anche nei periodi normali a sostenere i figli nell’impegno scolastico?
Non è facile, soprattutto in questo momento di emergenza. La prima cosa che ci viene in mente è quella di poter avere a disposizione delle lezioni on demand da poter rivedere anche in un secondo momento. Va fatto poi un cammino insieme genitori e scuola, ma in tempo di pace.
Considerato il particolare periodo in cui si richiede responsabilità “sociale”, non solo serietà personale, di quali messaggi la scuola si può fare portavoce per il bene comune?
Qui esce un po’ di più la figura del Vicesindaco. Reputo che la scuola giochi un ruolo fondamentale perché gli insegnanti esercitano un’influenza particolare sui ragazzi. Ai ragazzi va passato il messaggio che questo periodo di clausura, che per loro è probabilmente come la Kryptonite per Superman, è necessario per proteggere i più deboli, per proteggere i propri cari e se stessi. Forse questo è il momento per far riflettere loro su cosa sia realmente importante e quale sia il ruolo sociale di ognuno di noi. La società siamo tutti noi, loro sono presente e futuro.
Samuele Consonni e Barbara Tomanin
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